Il mercato italiano del private equity e venture capital nel primo semestre del 2021 ha registrato una raccolta complessiva (sul mercato e captive, cioè proveniente dalla casa madre) pari a 2.827 milioni, in aumento del 194% rispetto allo stesso periodo del 2020, grazie ad alcuni closing di dimensioni significative. Secondo l’analisi condotta da AIFI, in collaborazione con PwC Deals le fonti principali della raccolta sono state:
L’industria del private equity a livello mondiale sta viaggiando come un treno ad altissima velocità. E, dopo aver archiviato un primo semestre a livelli record, si avvia a chiudere l’anno con un controvalore globale di deal che potrebbe toccare la quadrupla cifra.
Secondo quanto riportato da Bain & Company nel report sul periodo gennaio-giugno, le transazioni di private equity hanno raggiunto un controvalore di 539 miliardi di dollari.
L’abbondanza di liquidità sta prevalendo su ogni fattore negativo: le varianti del coronavirus Covid-19, l’inflazione, i passi indietro della Federal Reserve rispetto alle misure espansive, la conquista dell’Afghanistan da parte dei talebani, il giro di vite alla finanza del governo di Pechino.
Se venisse toccata la soglia dei mille miliardi di dollari, in un decennio la dimensione dell’industria del private equity sarà cresciuta di tre volte.
Inoltre”, il sovradimensionamento del mercato ha generato fondi sempre più grandi, che chiudono operazioni sempre più significative. E dato che al 30 giugno la potenza di fuoco ancora inespressa del settore (dry powder) ha toccato un nuovo record a 3.300 miliardi di dollari (di cui circa 1.000 solo nei fondi di buyout), è evidente che ci sia ancora molto margine di crescita”.
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